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In Francia i Ministeri aprono alle locations

27 Febbraio 2012

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In coordinamento con le Film Commissions, un’agenzia interministeriale, l’APIE, assiste i ministeri che vogliono offrire le proprie strutture alle riprese cinematografiche. Ne parliamo con Patrick Lamassoure, delegato generale di Film France, Marco Valerio Pugini, presidente dell’APE, e Silvio Maselli, presidente di Italian Film Commissions. Far entrare più denaro nelle casse dello stato: una priorità che non sorprende nessuno in piena crisi economica mondiale.

Fonte: Cinema & Video International

Mentre in Italia è all’ordine del giorno la vendita di pezzi importanti del patrimonio pubblico, in Francia si lavora alla loro valorizzazione.
Con quest’obiettivo il governo francese già nel 2007 creò l’APIE (Agenzia per il Patrimonio Immateriale dello Stato), un’agenzia interministeriale con sede al Ministero dell’Economia, delle Finanze e dell’Industria.
Il suo compito: assistere i ministeri e altre amministrazioni pubbliche nella valorizzazione dei beni immateriali che essi possiedono.
Esclusa dunque la vendita di immobili, di terreni o di arredi, il lavoro dell’APIE verte su vari settori, dalle banche dati (schedari che comprendono a volte milioni di contatti), ai marchi (tipo Louvre o la Sorbona), alla disponibilità di edifici e luoghi per le riprese cinematografiche, televisive e pubblicitarie.In quest’ultimo settore l’APIE agisce da consulente strategico e giuridico.
lamassoure“Il cinema ha sempre cercato di girare nei luoghi pubblici, per poter collocare i suoi personaggi in un universo il più possibile vicino alla realtà”, racconta Patrick Lamassoure, delegato generale di Film France, l’associazione nazionale delle Film Commission (che è stato anche ospite del IX Convegno sul Cineturismo di Ischia). “Ci richiedono commissariati di polizia, ospedali, musei, tribunali, caserme … in breve, tutti i luoghi della nostra amministrazione. In associazione con le 40 FilmCommission della nostra rete, li aiutiamo ad accedere a questi luoghi, ma la costituzione della APIE ci ha fatto guadagnare molto tempo”.

In effetti, per aprire alcuni luoghi pubblici alle riprese, non basta la volontà politica, anche se è il punto di partenza. Bisogna saper affrontare ulteriori problemi: questioni giuridiche, una proposta tariffaria e logistica congrua, e la motivazione degli operatori sul territorio.
Su questi tre punti, il lavoro di consulenza proposto dall’APIE “ha permesso di fare la differenza”, è convinto Patrick Lamassoure. Provocando una modifica delle procedure amministrative, ha per esempio ottenuto che ogni ministero potesse concepire il proprio tariffario per le riprese, fare preventivi ai produttori, incassare direttamente il pagamento e cederne una parte al luogo che ha accolto le riprese.Lavorando a stretto contatto con le Film Conmmission, l’APIE ha indotto i ministeri a praticare tariffe di mercato, e a fornire un servizio flessibile ai bisogni delle troupe cinematografiche, come le giornate lavorative di 12 ore invece che 8.
Infine, agendo direttamente sulla dirigenza dei ministeri, ha fatto opera di sensibilizzazione sul tema delle riprese audiovisive.

“Nel 2005 – ricorda Patrick Lamassoure – avevamo scritto a parecchi ministeri per sensibilizzarli a questa problematica. Solo il Ministero della Difesa ci aveva risposto”. Dalla creazione dell’APIE le cose sono radicalmente cambiate. Una volta che c’è la volontà e si creano le condizioni di lavoro, rimane tuttavia ancora molta strada da fare per poter proporre un ampio catalogo di luoghi aperti alle riprese.

Le ambientazioni sono numerose, sparse su tutta la Francia, e tuttavia poco o mal conosciute dagli stessi ministeri.
Il Ministero della Difesa dispone, per esempio, di 3 mila siti potenziali. Prosegue Lamassoure: “Non basta dire che le porte sono aperte. Bisogna identificare ogni luogo, valutare il suo effettivo interesse per le riprese, prendere le referenze tecniche, fotografarlo da tutti i punti di vista.
Questo è ciò che fanno le Film Commission, sulla base di una lista di luoghi che l’amministrazione ci procura.
E’ un lavoro lungo e impegnativo. Ci vogliono anni prima di poter pubblicare un vero catalogo.
Man mano che i luoghi vengono reperiti, le Film Commission pubblicano queste offerte su www.filmfrance.net, che comprende oggi 17200 locations”
Non basta catalogare, bisogna anche formare.
Accogliere una troupe cinematografica, infatti, necessita di un minimo di conoscenza di questo mondo.
“Ancora una volta le Film Commission condividono le proprie conoscenze con gli operatori pubblici sul territorio.
L’obiettivo di tutti è che la collaborazione avvenga al meglio”, conclude Lamassoure.

ITALIA/Locations off Limits

Ministero della Giustizia, Ministero degli Esteri e Ministero della Difesa: sono principalmente tre i Ministeri il cui patrimonio l’APIE ha messo a frutto aprendolo alle location.
Il maggior profitto – a giudicare da un bilancio delle attività pubblicato nell’aprile 2011 – sembra lo abbia tratto, paradossalmente, in Italia, da Palazzo Farnese, sede dell’Ambasciata francese a Roma, che ha ospitato gran parte delle location di “Habemus Papam” per 146 mila euro.

In Italia – è noto – il rapporto del cinema con i luoghi pubblici è difficile. “Locations off limits” era infatti il titolo del convegno ideato da Cinema & Video International con Roma Lazio Film Commission e organizzato nell’ottobre 2008 dalla Regione Lazio.
Per la prima volta rappresentanti delle Forze Armate italiane e delle gerarchie ecclesiastiche cattoliche si ritrovarono a parlare di location cinematografiche assieme a rappresentanti dei beni culturali, delle Ferrovie dello Stato, dei produttori esecutivi e delle Film Commission.
Ai buoni propositi manifestati non seguirono azioni concrete.
Ad oggi tante locations rimangono off limits, e non esiste niente che assomigli all’agenzia interministeriale francese.

Sull’istituzione dell’APIE Cinema & Video International ha richiesto una valutazione a chi in Italia è maggiormente coinvolto.
marco valerio pugini“Si può solamente plaudire ad un’iniziativa, l’ennesima dei nostri cugini, che è fatta solo di buon senso, costa poco e dà dei ritorni sia dal punto di vista economico che da quello dell’immagine”, commenta Marco Valerio Pugini, presidente dell’APE, l’associazione nazionale dei produttori esecutivi.
“Ovviamente – prosegue – per poter realizzare questa come le altre iniziative da loro prese negli ultimi anni (TRIP, Film France e le sue 40 Film Commission, ecc) bisogna guardare oltre il “piccolo” interesse di una parte per poter costruire qualcosa che funzioni”.
“Spero solo – conclude Pugini – che, visto che notoriamente il cinema cresce quando il resto dell’economia tracolla (e la nostra non sembra sia in una fase positiva!) i nostri governanti prendano spunto da ciò che succede all’estero (anche se, prima di tutto, bisognerebbe parlare di buon governo, di etica e di morale), e si diano da fare. Abbiamo il capitale umano e le risorse naturali per fare di più, molto di più….”

Le prospettive non sembrano migliorare nelle parole di Silvio Maselli, neo presidente dell’Italian Film Commissions.
il-neo-presidente-silvio-maselliMaselli individua una “plastica descrizione della differente architettura istituzionale tra Francia e Italia. Un paese rigidamente centralista e napoleonico ha modo di dare corso alla realizzazione di un data base e un tariffario unico di location di proprietà pubblica”.
“Il nostro paese sempre diviso, attraversato da istanze localistiche, reso unito solo 150 anni fa, patisce invece le conseguenze della propria storia ed è incapace di dare corso a idee simili”.
Insomma, ci si mette anche la storia a remare contro. Nonostante questo, occorre “l’ottimismo della volontà”, secondo Maselli:
“Le migliori film commission italiane, associate nella IFC, già svolgono questo ruolo di supplenza, costruendo le condizioni sui propri territori per individuare e rendere disponibili alle produzioni, luoghi pubblici e privati di pregio. Un altro modo, più empirico, ma non meno efficace, per giungere al cuore delle esigenze creative e produttive”.

di Paolo Di Maira


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