thumbROMA, 19 gennaio 2015 - «AMAZING!». Meraviglioso! La risposta arrivava da Los Angeles: mittente della mail la produzione di The Avengers 2: Age of Ultron. Quando l’hanno aperta, quelli della Film Commission Vallée d’Aoste, pare abbiano stappato una bottiglia di Blanc de Morgex, o simili. Quel messaggio valeva, più o meno, 2 milioni e mezzo di dollari: Hollywood aveva preferito le Alpi alla Russia. È solo un esempio dei benefici portati dalle Film Commission italiane.
Ma non un caso, sia chiaro. Perché dietro ai successi di queste 17 fondazioni private, ci sono l’impegno e la passione di tanti ragazzi (under 30, per lo più) che da Bolzano a Palermo lavorano per trasformare la Penisola nella ‘terra promessa’ dell’industria degli audiovisivi. Cinema, fiction, documentari, ma anche spot: l’Italia, con ogni sua calle, piazza o scorcio, è tornata di moda fra le grandi major.

Mettendo da parte facili entusiasmi, però, cerchiamo di capire chi sono e cosa fanno, in concreto, le Film Commission. Hanno alle spalle soprattutto le Regioni; il loro ruolo è, in estrema sintesi, quello di semplificare la vita a chi vuol ‘girare’ nel territorio. Dalla concessione dei fondi, alla ricerca per alloggi e location, fino alla production guide, con cui propongono alle case una lunga lista di professionisti locali da ingaggiare per le riprese. Ma la parte forse più importante, e meno visibile, è tutta quell’opera di intermediazione con istituzioni e privati che consente di snellire il moloch della burocrazia per pratiche e permessi.
E così, quando la macchina funziona, i risultati arrivano. In Puglia, ad esempio, con un budget sul milione e mezzo di euro hanno incassato nel 2014 13 milioni di ricadute dirette sul territorio. Quel ‘dirette’ non è pleonastico. Il dato, infatti, non tiene conto dell’indotto generato dal turismo e, più in generale, dalla visibilità ottenuta con le riprese. Sarà una coincidenza, ma le nozze da sogno dei due giovani indiani celebrate nel settembre scorso a pochi chilometri da Fasano – budget sui 20 milioni di dollari – sono arrivate proprio dopo che qui, nel 2010, si è girato Housefull, commedia che ha sbancato i botteghini di Nuova Delhi e dintorni. Il Piemonte quest’anno con circa 3 milioni di risorse impiegate ha portato a casa 15,5 milioni. La Toscana, invece, per ogni euro di finanziamento alle produzioni ha un ritorno pari a quattro volte tanto. E qui, tra Siena e Carrara, è stato girato anche un capitolo della saga di James Bond, 007: Quantum of Solace. La Valle d’Aosta non fa testo: fra gli Avengers e il seguito di Point Break ha ricevuto 4,2 milioni nel 2014, a fronte di 80mila euro erogati (rapporto di oltre 50 a 1). Il calcolo diventa più complicato a livello aggregato.

Una ricerca del professor Bruno Zambardino evidenzia come nel 2012 gli occupati nel settore audiovisivo fossero oltre 73mila. Difficile inquadrare la situazione attuale, ma si può stimare che il numero sia superiore. I fondi a disposizione delle Film Commission superano oggi i 15 milioni di euro, con le produzioni nazionali ed estere che hanno speso in Italia oltre 260 milioni nell’ultimo anno. Infine, il tax credit, l’arma in più dell’industria cinematografica. Prima veniva rinnovato di anno in anno, ora è legge.
Nella sua declinazione più comune, funziona più o meno così: l’investitore esterno che finanzia una produzione (non oltre metà dei costi totali) può scalare dalle tasse fino al 40 per cento dell’importo fornito. In aggiunta, partecipa alle distribuzione degli utili. L’opportunità è ghiotta: le banche, più che le imprese, la stanno cogliendo al volo. Niente da fare, invece, per l’estensione dell’Art Bonus al cinema: «Al momento non è in programma», ha dichiarato di recente il ministro Franceschini. Insomma, checché ne dicesse l’ex ministro Tremonti anni fa, pare che di cultura e cinema si possa davvero mangiare. Spending review permettendo.

di MICHELE SABATTINI

Fonte: Quotidiano


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