Lamattina racconta le riprese da record del suo primo lungometraggio finanziato anche da amici e realizzato con una troupe di volontari

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di Luca Manservisi

Un film girato a tempo di record, in viaggio verso la Transilvania. Un viaggio che trasformerà (o almeno così pare) il protagonista e che un po' ha sicuramente già cambiato anche il regista. E non solo per il taglio radicale di capelli, l’insonnia e i chili persi. Il videomaker (e anche molto altro) ravennateGerardo Lamattina ha infatti deciso di girare questo suo primo lungometraggio – dal titolo Cimitero azzurro – a 50 anni, quando finora l'unico lavoro cinematografico che dice di riconoscere davvero, artisticamente parlando, è Boccaperta, il suo corto del 1998 piaciuto a Nanni Moretti e selezionato nei principali festival italiani ed europei.

«Perché così tardi? Perché nel frattempo ho fatto altro – ci racconta –: ho messo su famiglia; ho vissuto in provincia, a Ravenna dove si sta bene ma si è anche lontani dal cinema che conta; ho un carattere molto poco incline ai compromessi; ho fatto teatro, ho lavorato in discoteca(Lamattina è il fondatore della Teddy Bear Company, “la prima compagnia di teatro da discoteca” che ha da poco festeggiato i 20 anni, vedi articoli correlati ndr) e non avevo come unico obiettivo quello di fare un film, il cinema è solo uno dei mezzi di espressione che utilizzo e come dico spesso – ride – mi sento più cinofilo che cinefilo...».

Il film parte comunque da lontano, almeno sei anni fa, quando Lamattina fece il primo sopralluogo in Romania con l’allora dirigente comunale Raffaella Sutter, divenuta poi coproduttrice. «Per un anno e mezzo ho lavorato alla sceneggiatura con Tania Pedroni (la sceneggiatrice, tra gli altri, de L'uomo che verrà di Giorgio Diritti, ndr) poi mi sono reso conto che non mi rappresentava più e ho riscritto interamente il testo personalmente, anche se devo ringraziare Monica Vodarich(scrittrice ravennate e collaboratrice ormai storica del regista, ndr) per il supporto».
La storia è quella di un italiano che dopo un evento tragico parte per un viaggio che finirà per trasformarlo completamente. «La mia idea iniziale era quella di un personaggio che per rimediare i propri guai partiva per questa avventura on the road in Senegal, ma era oggettivamente complicato, così ho pensato a un paese più vicino al nostro, più simile culturalmente e da raggiungere via terra. La Romania grazie anche a una guida d’eccezione come Simona Ciobanu (una rumena di Orlat che da tanti anni vive e lavora a Ravenna, ndr) è stata una grande scoperta, per me quasi come un ritorno all’infanzia, al Sud Italia di 30­-40 anni fa, in piena euforia per lo sviluppo ma anche con i suoi sistemi e pensieri arcaici, nel bene o nel male».

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L’ostacolo più grosso per un regista che abbia l’ambizione di girare un lungometraggio è naturalmente quello di carattere economico. «Ho avuto contatti con diversi produttori – continua Lamattina – ma la situazione era difficile da gestire e avrei perso altri anni di tempo mentre io mentalmente ero allo stremo. Così ho tentato la carta dell'autoproduzione, con un'idea folle, anarchica e ingenua, quella di chiedere soldi agli amici: dal crowdfunding al friend­funding». E agli amici si sono aggiunti alcuni piccoli sponsor, come l’imprenditore veneto Nicola Barchet e quello ravennate Salvatore Santoro, che hanno permesso a Lamattina di raccogliere circa 9mila euro, a fronte di un budget che oscillava tra i 10 e i 20mila euro per circa due settimane di riprese. «Per fare un film a basso costo in Italia servono almeno dai 300mila euro in su – commenta il regista ravennate –, mentre un film “vero” ha dei costi che superano i 2 milioni di euro, come quelli che sarebbero stati necessari a me con la prima sceneggiatura scritta con Tania. Alla fine invece io posso dire di averci investito i miei risparmi, estinguendo il mio libretto della Coop per coprire le spese vive del viaggio e delle riprese».
Il film è infatti per scelta («economica e poetica»), realizzato completamente con attori non professionisti (anche stranieri incontrati nei luoghi attraversati) che hanno partecipato, così come l'intera troupe, come volontari, senza compensi se non vitto e alloggio. Diciassette persone in tutto (tra cui comunque anche professionisti con a disposizione mezzi tecnologici all’avanguardia), partite da Ravenna a inizio agosto a bordo di quattro auto, tra cui la Jaguar del protagonista del film. «Non credo davvero esista un lungometraggio complesso come il nostro, girato in 14 giorni, con una troupe vera intendo. Abbiamo lavorato dalle 10 alle 14 ore al giorno,e io in media credo di aver dormito 2 o 3 ore a notte, alcune volte con il ghiaccio sulla testa a causa dei troppi pensieri...».
Tra questi anche la minaccia di tornare a casa del protagonista, Rosario Vona (nella foto qui a fianco), ex finanziere in pensione, che attualmente vive a Brisighella. «In quei momenti ho pensato seriamente di ucciderlo e poi di finire il film portandolo in giro come un fantoccio – ride, ma non troppo, Lamattina –, aveva litigato con una persona della troupe e non ne voleva sapere. Ma è stata quasi una fortuna perché dopo aver risolto la situazione Rosario era come in stato di grazia nella recitazione, e piuttosto il problema successivamente è stato quello dei comprimari per i quali a volte è stato necessario rifare una scena anche 25 volte. Oltre a quello di Rosario ci sono stati tanti altri imprevisti a cui abbiamo fatto fronte, in maniera del tutto inusuale per un film, con riunioni di modifica della sceneggiatura collettive, trovando anche una soluzione che mi ha coinvolto come attore. Credo che alla fine la sceneggiatura sia migliorata grazie a tutti...».

Altro piccolo primato di questo film è che è stato girato tutto, o quasi, in sequenza cronologica (seguendo il copione anche negli spostamenti), un po' come accaduto per esempio con Marrakech Express di Salvatores, «cosa però che al cinema non avviene quasi mai – commenta Lamattina – ma che a noi ha semplificato la vita, e permesso di sopperire alla mancanza di figure fondamentali in una troupe, come ad esempio la Segretaria di edizione (continuity girl in inglese, ndr), anche perché non potevamo assolutamente permetterci ritardi».

Il film parte così da Ravenna (con il Naturalmente Burger di piazza del Duomo e alcune vedute panoramiche) e si sposta verso Trieste per poi uscire dall’Italia per 12 giorni di riprese all’estero. Prima in Ungheria, in particolare sul lago Balaton, e poi in Romania, nella storica regione della Transilvania, da Orlat a Sapanta, passando per città come Cluj e Baia Mare e terminando nella regione più arcaica e rurale della Romania, il Maramures.
Il finale era previsto nel Cimitero Allegro (monumento Unesco, con tombe dipinte anche con scene umoristiche, vedi foto qui a fianco) di Sapanta, appunto, al confine con l'Ucraina, ma nonostante gli accordi presi con il prete di fatto non è stato possibile, essendo il luogo ormai diventato celebre e preso d’assalto dai turisti. «Così – rivela Lamattina –, grazie al suggerimento dello scultore Dumitru Pop, che sta portando avanti l'opera di Ioan Stan Patras (fondatore del Cimitero Allegro, ndr), siamo finiti in quello che è il vero cimitero di Sapanta, un posto lasciato a se stesso, pieno di erbacce, ma con tombe molto belle e uguali a quelle del Cimitero allegro, che di fatto è diventato davvero il mio Cimitero azzurro...».
Il film dovrebbe uscire ufficialmente in primavera, con l’obiettivo di presentarlo a un festival di caratura internazionale (e quindi ultimarlo già in novembre, circa). Per la post­produzione sono necessari almeno altri 10mila euro che verranno raccolti (in parte) anche con una tipologia di crowdfunding che viene annunciata come «molto originale».

 

 


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