Presidente della Fondazione, il suo sogno era vivere nella sua terra d’origine per aiutare i giovani registi

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“Ora resta la sua grande lezione umana, etica e artistica. A noi il compito di curarne memoria e conoscenza”. La Lucana Film Commission saluta così il regista e documentarista Luigi Di Gianni, morto all’età di 93 anni.

Presidente della Fondazione che si occupa di promuovere e sostenere la produzione di opere cinematografiche, televisive, audiovisive e pubblicitarie italiane ed estere in Basilicata, “è stato fino all’ultimo istante, non curandosi dei malanni, legato a un ruolo che nella sua operosa vita – raccontano dalla Lucana Film Commisione - lo ha visto attento padre nobile della nuova cinematografia lucana. È di ieri il suo ultimo atto, quando ha convocato il prossimo Consiglio d’amministrazione della Fondazione e come sempre chiedeva lumi e documenti per preparare con zelo i lavori che doveva presiedere mercoledì prossimo”.
Pur essendo autore di fama internazionale non ha mai interrotto i suoi rapporti con la Basilicata. Aveva ricevuto la cittadinanza onoraria dai comuni potentini di Albano di Lucania, San Fele, Pescopagano. “Era stato soprattutto ben felice di essere stato nominato presidente della Lucana Film Commission su designazione del presidente Marcello Pittella che aveva subito accolto la segnalazione di Alberto Versace presidente di Sensi contemporanei.

Sono stati anni intensi – proseguono dalla Lucana Film Commission - dove la sua direzione paterna e rigorosa ha sempre mantenuto l’attenzione vigile ai contenuti profondi del cinema inteso come strumento pedagogico dell’esistenza e alla formazione in ogni direzione”.
Amico personale di Albino Pierro, Mario Trufelli, Rocco Brancati ha continuato a lavorare in Basilicata producendo documentari che di recente erano stati restaurati con la preziosa opera della Cineteca Lucana e della Cineteca di Bologna che ha prodotto un Dvd molto apprezzato dai cultori di materia.
“Aveva conservato lo spirito giovanile partecipando con fervore alle iniziative cinematografiche che lo coinvolgevano. Il suo sogno – spiegano - era quello di poter vivere nei luoghi delle sue storiche esplorazioni cinematografiche (San Cataldo a Bella, il Pollino, Albano, Potenza) per interloquire con le diverse generazioni lucane consegnando loro sempre magistero semplice e assistenza gratuita ai giovani registi che continuavano a rivolgersi a lui”.

Pochi giorni fa si era chiusa a Roma al Museo delle Civiltà – Museo delle arti e tradizioni popolari di Roma la mostra “Luigi Di Gianni. Sopralluoghi di Memoria”, organizzata dall’Istituto centrale per la demoetnoantropologia in collaborazione con il Museo delle civiltà. Uno dei tanti omaggi che in tutto il mondo gli sono stati tributati in mostre e retrospettive di altissimo valore.

Luigi Di Gianni è stato un maestro riconosciuto del documentarismo internazionale che ha profondamente legato la sua estetica a un cinema antropologico che non ha mai smesso di scavare sul senso più profondo dell’anima e della psiche umana. Un’altra sua costante ricerca è stata quella del sud esplorato in molteplici versanti con macchine fotografiche e cineprese.

Laureato in Filosofia, allievo di Blasetti al Centro sperimentale di cinematografia, aveva anche assistito alle lezioni di Charlie Chaplin di passaggio a Roma. Diventerà in seguito docente della prestigiosa scuola nazionale per vent’anni ,lasciando un segno profondo tra i suoi allievi non solo nella disciplina del documentario e della regia, ma soprattutto nei rapporti umani con i nuovi autori che hanno sempre avuto con lui un intenso dialogo ricco di scambi e consigli.

Napoletano di nascita e formazione ma autore lucano a tutto tondo per discendenza paterna, le sue origini di Pescopagano (Potenza) e un viaggio adolescenziale verso le sue radici rinfocoleranno un legame profondo con la Basilicata. Non è un caso che la sua opera d’esordio nel 1958 “Magia lucana” riceve la consulenza scientifica di Ernesto De Martino consegnando ad un caposaldo del documentarismo italiano il giusto viatico per l’affermazione alla Mostra internazionale di Venezia come miglior documentario di quell’edizione.

È l’inizio di una carriera ricca di storia e di affermazione che mai distoglieranno Di Gianni da derive commerciali e di facile mercati rimanendo in una trincea d’autore che gli è valsa riconoscenza dappertutto. Il ciclo lucano della preziosa opera di Di Gianni è stato centro di attenzione di studi e riflessioni in tutto il mondo. In anni recenti anche il Festival Internazionale di Berlino ha costruito una retrospettiva a lui dedicata analizzando il profondo rigore culturale e tecnico della sua opera.
Autore di diversi programmi Rai, tra i tanti indimenticabile il suo sceneggiato del 1978 tratto dal Processo di Kafka dove dirige un cast strepitoso ( Paolo Graziosi, Roberto Herlitzka, Mario Scaccia, Piera Degli Esposti, Milena Vukotic, Leopoldo Trieste) conquistando i favori della critica. Nella lunga filmografia va ricordato anche “Il tempo dell’inizio” unico suo film di finzione girato nella Basilicata di Craco, Pisticci e Matera, tra fobie kafkiane e distopie Orwelliane, tra teatro classico e off, tra Lacan e Artaud, tra tragedia e grottesco”.

Vincitore di innumerevoli premi, nel febbraio del 2006 l’Università di Tubinga, in Germania, gli conferisce la laurea honoris causa in Filosofia per meriti nel campo del cinema di ispirazione antropologica. Ha insegnato in diverse università, compresa quella della Basilicata.

Fonte: napoli.repubblica.it


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