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Qualunquemente: le location del film con Antonio Albanese

Le riprese di Qualunquemente si sono svolte in Italia, tra il Lazio e la Calabria: Lamezia Terme, Roma, Reggio Calabria, Scilla e Palmi.

QualunquementeQualunquemente racconta la storia di Cetto La Qualunque, uno dei personaggi televisivi più corrosivi e divertenti di Antonio Albanese. Il film ha fatto registrare il boom ai botteghini ed merita, grazie alla vena dissacratoria, di essere visto perché mostra le storture della nostra società, quella di ieri e quella di oggi. Cetto La Qualunque, sintesi di tutti i vizi nostri e del nostro paese, nonostante il peso dell’illegalità, della corruzione, della furbizia, non elimina completamente i valori “veri” e buoni in cui ancora di crede; e questo anche grazie alla genuinità data dalle profonde radici “paesane” della pellicola. Le riprese del film si sono svolte in Italia, tra il Lazio e la Calabria: Lamezia Terme, Roma, Reggio Calabria, Scilla e Palmi.
Santa Trada, la località collinare posta sopra il centro abitato di U Cannateddu (Cannitello di Villa San Giovanni), è sicuramente il luogo simbolo del film di Giulio Manfredonia. L’onda calabra, come dice la canzone di Peppe Voltarelli che fa da colonna sonora a molte delle scene del film e dà senso al finale, consegna non una regione meridionale come tante, ma proprio la Calabria con i suoi paesaggi, le sue luci e le sue ombre. C’è molta Calabria in Qualunquemente con gli ospedali dove a farla da padrone sono i topi e a capo di essi ci sono primari senza meriti, con il mare sporco, inquinato dagli scarichi, con l’abusivismo edilizio persino sulle aree archeologiche, con una Chiesa corrotta e corruttibile che sostiene e appoggia il piccolo “leader” di turno, che dà voti e promette il sostegno ed con una politica “cotta e mangiata”, fatta più di inter pares (ultimi, corrotti e corruttibili) che primi, familistica e fatta in casa.
Una delle prime scene apre sul cartello dell’immaginario e cementato paese di Marina di Sopra, gemellato con la città di Weimar, rigorosamente arrugginito e crivellato di colpi di pistola, si continua su strade battute dalla calura estiva per poi giungere al mare della vergogna. Antonio Albanese rappresenta alla perfezione la Calabria piagata da intrallazzi e malaffare, anche se quel paese non esiste vive e vibra della bellezze di quelle terre. Il dialetto, le volgarità, la ‘nduja servono a dare un’istantanea della terra calabra.
Si fa location di una scena di corruzione l’aeroporto di Lamezia Terme in cui il pilota di un canader preferisce far sorvolare sulla costa lo striscione elettorale di La Qualunque anziché spegnere l’incendio in Sila. Diventa anche, nonostante le sue bellezze, l’immagine di una terra “dolente” e desolata, in cui ci possono essere luoghi popolati di ecomostri, che, come quello di Santa Trada, proprio sotto il Pilone della Stretto, assurge a simbolo di una regione che non sa e non è in grado di tutelare le sue attrattive. Dunque è emblematico lo scontro tra due modelli completamenti diversi di politico e di politica per comprendere la profondità di un film comico, satirico, che pone al centro molto di ciò che siamo: da una parte Cetto che rappresenta in piccolo il malessere nazionale e dall’altra De Santis che è il buon “governo” che «se diventa sindaco mette il paese a rischio legalità».
In Qualunquemente ci sono anche location che si trovano nella provincia romana ma che proprio per il fatto che il film è talmente ben immerso in questa onda calabra, anche quei luoghi diventano Calabria. Ad esempio la scena della chiesa è stata filmata nella cappella dell’area di servizio “Feronia”, presso la barriera nord di Roma dell’Autosole.

Fonte: cinematographe.it

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