12 Dicembre 2014
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Da “Il vento fa il suo giro” alla “Storia di Cino”. Cuneo diventa capitale dei film cult a basso costo
Roberto Fiori
L’ultimo in ordine cronologico è La storia di Cino. Il bambino che attraversò la montagna, film del regista Carlo Alberto Pinelli uscito ieri. Il primo fu un titolo del 2005 diventato cult: Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti e Fredo Valla, che per la prima volta ha portato sul grande schermo la lingua e i paesaggi occitani.
Tra l’uno e l’altro ci sono quasi dieci anni e una constatazione: il cinema d’autore si è accorto della provincia cuneese, si è interessato alle valli alpine più chiuse e isolate, ha fatto esperimenti di produzioni dal basso posando lo sguardo sulle colline di Langa con E fu sera e fu mattina, ha dato linfa a una generazione di nuovi documentaristi che cercano di conquistarsi spazio con idee originali come il recente Barolo Boys. E, con il supporto della Film Commission Piemonte, ha incentivato l’arrivo della fiction televisiva (Questo nostro amore 70) e di produzioni nazionali come il prossimo Non c’è due senza te», con Belen Rodriguez.
Non siamo di fronte a un caso esplosivo come Basilicata Coast to Coast: è un fenomeno di nicchia più lento e meno sfavillante, forse in sintonia con il carattere stesso dei suoi abitanti, dove i protagonisti sono i paesaggi e le storie intime dei personaggi. Un movimento che ha anche generato l’Aura Scuola di Ostana, tra i 1.200 e i 1.600 metri di quota davanti al Monviso, per sviluppare momenti di riflessione e approfondimento artistico, favoriti dal silenzio.
A idearla sono stati proprio Diritti e Valla, sulla scia del successo del loro primo lavoro insieme. «Penso che Il vento sia stato un film rivelatore di questi luoghi e non escludo che abbia fatto da apripista per altre ispirazioni - dice Fredo Valla -. Il paesaggio ha una forza emotiva straordinaria, anche se nessun film si regge solo sull’ambientazione. Per noi la montagna è un luogo propizio in cui lavorare e riflettere, per creare stando lontani da quei posti dove più che fare cinema, si parla di cinema».
Lo stesso vale per un giovane regista come Emanuele Caruso, che si dichiara discepolo di Giorgio Diritti e ha ambientato sulle Langhe il suo film d’esordio, E fu sera e fu mattina: girato con 70mila euro raccolti grazie al crowdfunding, in un anno ha superato i 40 mila biglietti venduti e ha vinto il premio «Film indipendente dell’anno» della Fice. «Non avrei mai immaginato simili traguardi - dice Caruso -. Grazie a questo stimolo, stiamo pensando al secondo film. Non so se ce la faremo, ma ci proveremo». Per ora c’è solo un titolo provvisorio: La terra buona. Evidentemente, è quella cuneese.
Fonte: LaStampa
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