sinaluga pinocchio cinematographe.it

 

Matteo Garrone ci aveva già dato una bella lezione di bellezza nel viaggio tra i regni de Il Racconto dei Racconti. Il suo Pinocchio, al cinema dal 19 dicembre 2019, tratto dal romanzo di Carlo Collodi, non tradisce la tendenza del regista a scovare ambientazioni fiabesche all’interno dei confini italiani: paesi e paesaggi che sembrano essere fuggiti dalle pagine di una novella per bambini per intrufolarsi negli anfratti della realtà.
I luoghi in cui i personaggi del film sperimentano gioie, disagi e dolori dell’esistenza sono talvolta eterei, lontani dal mondo conosciuto, sospesi in uno spazio che materialmente non esiste, eppure sono così definiti, veri, tangibili.

Per la realizzazione delle scenografie Garrone attinge alla creatività di Dimitri Capuani, col quale ha già lavorato per Il racconto dei racconti e per Dogman. Nel ricreare lo spazio in cui si srotola la storia di Pinocchio egli si rifà alle illustrazioni di Carlo Chiostri ed Enrico Mazzanti ed estende il sentimento di riverenza per l’opera di Carlo Collodi anche nella ricerca delle location che realmente hanno influenzato lo scrittore e giornalista fiorentino. Secondo alcuni studi, infatti, Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino è ambientato nei dintorni della città di Dante e in particolare nelle località di Castello, Peretola, Osmannoro e Sesto Fiorentino.
Seguendo il tracciato ipotizzato nell’opera scritta, Garrone si è spostato con la sua troupe in Toscana, ma anche in Puglia e nel Lazio. Nel nostro itinerario tenteremo di seguirlo passo dopo passo per portarvi alla scoperta della bellezza custodita nel Bel Paese e nel film!

Il nostro viaggio parte dalle colline della Val di Chiana senese e in particolare da Sinalunga, una cittadina in cui i primi esseri umani si insediarono già in epoca preistorica e che, stando ad alcuni ritrovamenti fossili, fu popolata anche dagli etruschi nell’VIII secolo a.C.. Per viaggiare nei luoghi del Pinocchio di Matteo Garrone bisogna andare qui, ma non basta: occorre addentrarsi in una frazione di Sinalunga, ovvero nella località La Fratta: un borgo medievale che sorge tra le mura della storica Tenuta, sulla via consolare Cassia (una delle più importanti strade dell’antica Roma) la cui storia (scritta e quindi accertata) inizia nel 1208 e la vede legata al nome dell’architetto Baldassarre Peruzzi (noto per la romana Villa Farnesina e per Villa Chigi, in Toscana), a cui si deve la Cappella di San Michele, fregiata dagli affreschi cinquecenteschi di Giovanni Antonio Bazzi, detto Il Sodoma.

Il mattonato rosso che disegna gli archi ben si sposa col giardino sparuto, logorato dai passaggi. Tutto sembra piccolo, antico e flebile; tutto sembra perfetto per dare vita al villaggio di Geppetto che sì, avete capito bene, è stato ricostruito proprio qui, in una delle tenute più belle della Toscana, situata tra Siena e Arezzo, vicina al lago Trasimeno e alle aree lacustri di Montepulciano e Chiusi, ma anche prossima alle pianure della Val d’Orcia, Patrimonio UNESCO dal 2004. Un luogo meraviglioso per chi vuole viaggiare indietro nel tempo! Tra l’altro proprio a Tenuta La Fratta è possibile alloggiare nell’omonima locanda e mangiare l’ottima carne chianina tipica di queste zone.
E se il film vi ha messo una certa voglia di affondare i denti nelle stesse prelibatezze che sfamano Geppetto o il Gatto e la Volpe vi consigliamo di assaggiare alcuni must della tradizione toscana, come la ribollita (che a nostro parere viene servita al falegname nelle prime sequenze del film): un piatto povero a base di pane e verdure, preparato dalle contadine soprattutto nella zona di Firenze, Arezzo e Pisa.

A dare un plusvalore all’uso di questa location per le riprese di Pinocchio provvede il legame con Roberto Benigni, che nel film di Garrone interpreta il falegname Geppetto. L’attore e comico italiano pare si fosse ritirato nel castello di Gargonza (un borgo fortificato sito nel comune di Monte San Savino, in provincia di Arezzo, a circa 25 km da La Fratta) insieme allo sceneggiatore Vincenzo Cerami per scrivere la sceneggiatura del suo Pinocchio, quello uscito nel 2002, in cui veste i panni del burattino.

Ma il legame con la Toscana, chiaramente, non si esaurisce solo a Benigni. Va infatti considerato che a Pescia (nella frazione Collodi, in cui Carlo Lorenzini trascorse la sua infanzia e dalla quale prese in prestito il suo pseudonimo) si trova il famigerato Parco di Pinocchio, un parco tematico edificato nel 1953 in occasione del 70° anniversario della pubblicazione del romanzo, in cui riversano le opere di Emilio Greco, Venturino Venturi, Pietro Consagra, Marco Zanuso e Augusto Piccoli. E a circa 15/20 minuti da Collodi si trova un altro luogo cruciale per la realizzazione della storia del famoso burattino: Capannori, in provincia di Lucca, dove si trova la secolare Quercia delle Streghe, che pare corrispondere all’albero in cui Pinocchio viene impiccato dagli assassini. Badate bene però che la quercia che stuzzicò la fantasia di Collodi, quella alta circa 20 metri e che deve il suo nome a un’antica credenza legata alla rarissima espansione della chioma (che cresce parallela al terreno) e ai riti di alcune fattucchiere, visitabile ancora oggi al parco di villa Carrara, non corrisponde a quella che si vede nel film, che non sappiamo dove sia esattamente, anche se possiamo immaginarlo!

Prima di lasciare la Toscana è d’obbligo citare il luogo in cui Collodi scrisse il suo celebre romanzo: Villa Il Bel Riposo, in Via della Petraia, Firenze (sarà forse la stessa in cui vivono la fatina e la Lumaca nel film?). Qui lo scrittore e giornalista, nato a Firenze nel 1826, giunse per via del fratello minore Paolo il quale, divenuto direttore della Manifattura Ginori di Doccia (detenuta dalla famiglia di marchesi presso la quale i genitori dei Lorenzini lavoravano e che permise al Collodi una buona istruzione), ospitò il fratello Carlo, che tra le mura e nei dintorni della struttura trovò la giusta ispirazione per scrivere Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino. A dargli man forte la presenza di una bambina dai capelli biondissimi e gli occhi azzurri, Giovannina Ragionieri (la fatina dai capelli turchini?), che pare gli raccontasse storie di un capriccioso omino di legno.
Ma tutta la frazione di Peretola in effetti si piega alla fantastica trasformazione dell’autore, che da quei luoghi e dalle persone che vi abitavano prese spunto a piene mani. L’Osteria del Gambero Rosso, per esempio, pare si trovasse sotto la fabbrica Ginori, mentre il Campo dei Miracoli pare fosse proprio adiacente alla Villa e che si chiamasse così per via del ritrovamento di alcune monete. E poi il paese dei balocchi ispirato dalle giostre presenti nella piazza principale, i personaggi che strizzano l’occhio a persone realmente esistite. Insomma, un vaso di Pandora ricco di riferimenti alla realtà!

E certo, una volta che siete da queste parti, aggiungete nel vostro itinerario anche la bellissima Firenze. Se siete ancora a Sinalunga non mancate una visita a Siena e ad Arezzo (distano entrambe circa una trentina di minuti dalla Tenuta La Fratta in cui Garrone ha ricostruito il villaggio di Geppetto), mentre vicino Collodi risulta immancabile una passeggiata a Lucca.

Per la seconda parte del nostro itinerario occorre cambiare completamente regione e scenari e puntare la bussola verso sud, attraversare Toscana, Umbria, Lazio e Campania per raggiungere la Puglia ed esattamente Noicattaro, in provincia di Bari (dalla quale dista circa 16 chilometri): una cittadina caratterizzata da un groviglio di stradine, scalinate, abitazioni in pietra, edicole votive, con un centro storico a forma di cuore che sembra una bomboniera e nel quale si scorgono in particolare la Collegiata di Santa Maria della Pace – chiesa in stile romanico edificata tra il XII e il XIII secolo -, la Torre dell’Orologio, la fontana delle Testuggini e l’arco d’ingresso al castello.

Matteo Garrone ha scelto questo luogo attratto dalla presenza del più piccolo teatro del mondo, ovvero il Teatro cittadino nojano, sito in una delle strade centrali del paese, Via Carmine. Con soli 50 posti a sedere (anticamente erano 200), la struttura risale al 1800 e inizialmente la sua collocazione era ben distante dal mondo dello spettacolo, era infatti un frantoio ipogeo, quindi sotterraneo. I fiumi d’olio d’oliva lasciarono presto spazio ad altri usi visto che fu impiegato come abitazione per gli sfollati, deposito e addirittura cinema. Per i nojani questo teatro rappresenta simbolicamente la rinascita dopo le difficoltà affrontate nel 1815 a causa della peste che colpì l’intera Europa.

Nel Pinocchio di Matteo Garrone in questo spazio viene ricreato il teatro di Mangiafuoco e, come è facile intuire, per accedervi vi è una scala che conduce giù e lo spazio è diviso, secondo i canoni del teatro all’italiana, tra spettatori (a sinistra, e a loro volta divisi ancora oggi in base alle classi sociali) e attori (a destra). Attualmente il teatro – di cui adesso si sta occupando il FAI – non viene più usato, fu chiuso intorno agli anni ’60 per questioni di igiene pubblica.

Il Parco nazionale dell’Alta Murgia ha offerto ottimi scenari per le riprese del film: Altamura e Gravina in Puglia e anche Spinazzola hanno prestato a Pinocchio e agli altri personaggi della fiaba cinematografica di Garrone verdeggianti distese di una bellezza atavica intramezzate da fogliame e roccia. Sicuramente tra questi campi è stata girata la scena dell’impiccagione.
In riferimento a Gravina in Puglia vi è una scena che vede protagonista il viadotto Madonna della Stella, un ponte ad archi che collega le due sponde del torrente Gravina, costruito intorno agli anni ’80 del 1600 per permettere ai fedeli di raggiungere la chiesa della Madonna della Stella.

Centrale è stata poi la presenza di Altamura, nota a livello gastronomico per il pane (a cui nel 2003 è stato riconosciuto il marchio DOP) e la lenticchia IGP, oltre che per i ritrovamenti archeologici come il famoso Uomo di Altamura (uno scheletro di Homo neanderthalensis risalente al Paleolitico e rinvenuto in ottime condizioni nella grotta di Lamalunga) e la cava dei dinosauri (in cui sono custodite oltre trentamila orme di dinosauri risalenti al Cretacico superiore). Chiaramente a ciò si uniscono anche diversi monumenti, come la Cattedrale di Santa Maria Assunta risalente al 1232, in stile romanico-gotico all’esterno e barocco all’interno e le diverse masserie fortificate, in una delle quali è stata ricreata la casa della Fata Turchina (quella in cui vive da adulta insieme alla Lumaca).

Andando nei particolari, le scene di Pinocchio (2019) a cui facciamo riferimento sono state girate nel complesso della Masseria Jesce, che vanta una favolosa cripta dedicata a San Michele Arcangelo, con affreschi raffiguranti episodi del ciclo mariano, mentre per gli interni Garrone ha preso in prestito la masseria adiacente (Patrone). Va sottolineato che la scoperta e l’apprezzamento di tali luoghi si deve a Donato Laborante (Emar), che ha guidato la troupe alla ricerca delle location migliori, facendola innamorare di questi paesaggi.

Sempre si una masseria, situata tra Ostuni e Fasano, si è servito il regista per dare vita al Paese dei Balocchi in cui i bambini poco volenterosi si recano convinti di non poter fare nulla e finendo poi, loro malgrado, per essere trasformati in asini. Nelle campagne che circondano la “Città Bianca” salentina (così chiamata per via della calce che un tempo tinteggiava i muri) avviene anche l’incontro tra il Gatto e la Volpe alias Massimo Ceccherini e Rocco Papaleo. Sarà impossibile non lasciarsi incantare dalla bellezza di questo luogo, il cui centro storico è una vera meraviglia al pari delle prelibatezze culinarie pugliesi (solo per citarne alcune: la ‘ncaprata, le alici arracanate, le freselle, la puccia, le orecchiette con le cime di rapa, il pasticciotto e chiaramente tantissimo pesce fresco).

A una ventina di minuti da Ostuni (di cui apprezzerete anche le selvagge e cristalline spiagge) si trova Polignano a Mare, una città antichissima (che tra l’altro ha dato i natali a Domenico Modugno, motivo per cui trovate una statua in sua memoria), la cui anima primordiale e senza dubbio più affascinante sorge su uno sperone roccioso a strapiombo sul mar Adriatico. Se il centro storico sa affascinare i turisti per via di monumenti e chiese, a colpire dritto al cuore è il suo panorama da poster, caratterizzato da alte falesie, grotte e rocce frastagliate che ben si amalgamano a calette sabbiose e mare blu e cristallino. Proprio in queste acque azzurre che contrastano con le candide case del borgo medievale Garrone ha girato la scena del pescecane.

Nel concludere il nostro itinerario alla scoperta delle location di Pinocchio vi consigliamo chiaramente di uscire anche fuori dai percorsi tracciati dal film. Sarebbe un peccato andare in questa terra e non visitare, per esempio: Bari, Lecce e il suo incantevole barocco o Santa Maria di Leuca.

Di Teresa Monaco (Fonte: cinematographe.it)

 


Altri articoli correlati

  • Mare Fuori 3: le location di Napoli della terza stagione mozzafiato

  • La Fuggitiva, le location dal Piemonte al Lazio.

  • Portofino diventa partner di Liguria Film Commission

  • Matera e il cinema, il bilancio di un anno straordinario

  • Così "6 Underground" mette a soqquadro l'Italia. Ma per una buona causa

  • Dov’è girato OGNUNO È PERFETTO: ambientazione e location

  • TOM CRUISE GIRERÀ UN FILM A VENEZIA

  • MONTALBANO, LE LOCATION DEL FILM: I LUOGHI PIÙ BELLI DELLA FICTION

  • ESTERNO / GIORNO - Tour a Trieste per le location di "Volevo Fare la Rockstar"

  • Toni Servillo sarà Eduardo Scarpetta: a Napoli le riprese di “Qui rido io”, nuovo film di Martone

Ritorna su
Le location del film "Dune"