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Film pluripremiato e acclamato dalla critica, Dogman di Matteo Garrone si ispira al reale 'delitto del Canaro' avvenuto nel 1988 a Roma. Ecco, però, dove la pellicola è stata realmente girata.

Pluripremiato e acclamato dalla critica, Dogman è un film drammatico italiano del 2018 diretto da Matteo Garrone (già regista di pellicole importanti come L'imbalsamatore e Gomorra).

La pellicola, che vede come protagonisti i due attori Marcello Fonte edEdoardo Pesce, si ispira ad un fatto di cronaca realmente accaduto a Roma e noto come il "delitto del Canaro". Il 20 febbraio 1988 Pietro De Negri, detto il Canaro della Magliana per l'attività di toilettatore di cani che svolgeva in quella zona molto popolare della Capitale, uccise l'ex pugile dilettante Giancarlo Ricci, in precedenza suo complice in una rapina.

L'omicidio colpì molto l'opinione pubblica e la stampa, tanto da essere noto come il 'delitto del Canaro', per la sua brutalità. De Negri, infatti, rivelò di aver torturato e mutilato la sua vittima prima di finirla, nonostante l'autopsia abbia successivamente smentito tale versione dei fatti.

La pellicola, che segue solo in parte i fatti di cronaca a cui si ispira, è ambientata dunque in quel della periferia romana. Occorre, però, rivelare che in realtà le riprese non sono affatto avvenute nella Capitale, bensì in un luogo tristemente noto della Campania.

Dogman: il Parco del Saraceno di Pinetamare e il Villaggio Coppola come simbolo di una periferia che non ha tempo.

Come anticipato, nonostante Garrone abbia chiaramente tratto ispirazione dalla realtà, il suo Dogman si colloca in quello che potrebbe essere definito un angolo di mondo senza tempo, un deserto quasi lunare in cui non sembra esserci spazio né per l'immaginazione né per la speranza.

La location principale in cui sono state effettuate le riprese della pellicola sono il Parco del Saraceno di Pinetamare, frazione di Castel Volturno in provincia di Caserta e la darsena abbandonata di quello che è conosciuto come Villaggio Coppola. E pensare che nelle intenzioni del suo costruttore, Vincenzo Coppola, imprenditore del Casertano, Villaggio Coppola era destinato a diventare una sorta di litorale romagnolo, ma a sud. Doveva diventare un frequentatissimo centro balneare polivalente con ben 8 grattacieli, villette con vista mare, centro commerciale, nuovi impianti fognari ed elettrici. 

Peccato che nulla di ciò sia mai accaduto. Dopo il catastrofico terremoto del 1980, a Pinetamare ha cominciato a dominare l'abusivismo edilizio illimitato, con quel territorio che da paradisiaco è diventato meta di camorristi e criminali di ogni sorta, che hanno infine condotto all'abbandono e al degrado totale della zona.

E pensare che anni addietro i residenti (molti dei quali costretti poi a trasferirsi altrove) vivevano in una sorta di California vicino al mare: tanti erano i soldati americani della Nato che dimoravano al Villaggio Coppola.

I tre (degli 8 in programma) grattacieli che erano stati costruiti a Pinetamare furono abbattuti per lasciare spazio a quello che oggi è ancora noto come "Parco degli Abusivi", dove tante illegalità sono commesse in quello che sembra un territorio dove a vigere non è la legge dello Stato, ma quella del più forte. 

Eppure residua un barlume di speranza. Proprio in queste zone, in cui Garrone ha ambientato Dogman ma anche la sua Gomorra, esiste un piano di riqualificazione territoriale del 2003 che lascia intravedere dei miglioramenti. Del resto, qui il Calcio Napoli ha costruito la sua sede sportiva nel 2006 ed è qui che per anni ha vissuto Marek Hamsik, amatissimo ex capitano degli Azzurri.

Le grandi ferite di questo territorio, amato da registi, attori e cantanti (come Liberato che qui ha girato un suo video), sono ancora però profondamente aperte e chissà se mai verranno risanate. Di certo, seppur in maniera molto indiretta, un film come quello di Garrone ha portato in luce la metafora di Villaggio Coppola come simbolo di un mondo che, purtroppo, esiste. Queste le parole del regista:

"È la metafora di una società contemporanea, dove la violenza e presente come in passato. Nel villaggio ci sono caratteri che rappresentano personaggi che oggi possono essere riconoscibili in qualsiasi parte del mondo. Almeno stando alle nostre premesse e alle intenzioni. Cercavo anche un luogo in cui la periferia non fosse quella che rimandava a un immaginario già visto, da impegno sociale, nel quale ci fosse una sospensione più metafisica, coordinate che mi hanno portato al Villaggio Coppola."

di Simona Vitale (Fonte: Mondofox.it)

 

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