Fino a qui tutto bene: finalmente un film sui giovani a cui si può credere

FilmFinoAquiPassano gli anni, cambiano i festival, ruotano i direttori, ma la scoperta dell’anno sta sempre in qualche sezione collaterale. Non lamentiamoci però: anche se confinato in Prospettive Italia, Fino a qui tutto bene, opera seconda dell’anglo-materano-pisano Roan Johnson (soprattutto pisano, almeno quanto a umorismo), già autore del notevole I primi della lista, è uno di quei film che salva un festival non proprio memorabile.
La storia è minima e insieme immensa: gli ultimi tre giorni insieme di cinque giovani, tre ragazzi e due ragazze, che hanno studiato e vissuto nella stessa casa a Pisa dividendo tutto ciò che rende unica la loro età. Amori e disamori, bevute e passioni, eccessi e ripensamenti.
Insomma un “addio giovinezza” post-Erasmus, post-Youporn, post-declino, ambientato nell’Italia flagellata dalla disoccupazione giovanile ma ancora capace di buonumore. Come dimostra questa commedia amara e irresistibile che con cinque attori poco noti e formidabili cuce insieme ogni possibile tema, tic, gergo, inquietudine, follia degli under 30 con un brio che esclude le formule (niente calchi da film e serie di successo come nel godibilissimo Smetto quando voglio, per intenderci).
Ma cerca - e trova - tutto un mondo in quella casa, nei problemi dei suoi abitanti, in quel coacervo di storie strambe, aneddoti, spacconate, che sono la base di ogni identità collettiva e che Johnson e la sua compagna e cosceneggiatrice Ottavia Madeddu hanno raccolto in una lunga indagine a Pisa. Sfociata non nel documentario previsto, ma in questo film che sta a certa gioventù di oggi come Ecce Bombo poteva stare ai ragazzi anni 70.
Dunque via con amori finiti ma forse no, gravidanze indesiderate (e comunicate ai genitori via Skype), offerte di lavoro improvvise e devastanti da paesi lontani. E poi: dubbi lancinanti (l’amico morto in un incidente in realtà si è ucciso?); confessioni imbarazzanti (è lecito portarsi a casa «due o forse tre» paracadutisti «per uscire da un periodo cupo», come confessa la più svelta del gruppo? O il sesso «coi fascisti» è da condannare sempre e comunque?); canzoni esilaranti (opera del gruppo I Gatti Mézzi, da citare accanto agli interpreti Alessio Vassallo, Paolo Cioni, Silvia D’Amico, Guglielmo Favilla, Melissa Anna Bartolini, più Isabella Ragonese nei panni di quella-che-ha-svoltato, ma forse no).Il tutto per soli 250.000 euro, meno del cachet di qualsiasi “nome” di cassetta, trovati in proprio (niente Ministero) con un aiuto della Toscana Film Commission. Il futuro passa da qui. Ma qualcuno se ne accorgerà?

Fonte: www.sievenotizie.it


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