Il film «Torneranno i prati» nuova spinta per gli itinerari veneti tra i luoghi della Grande Guerra

TornerannoIPrati2Solo Ermanno Olmi, uno dei padri nobili del cinema italiano, poteva raccontarci cosa è stata la Grande Guerra attraverso la piccola, grande (e dolorosa) esperienza di due soldati senza nome, un ufficiale e un fante, intrappolati dalla storia e dalla neve in una trincea a 1.800 metri di altezza, sopra Asiago, in una notte dell’autunno 1917. Torneranno i prati di Olmi, ormai veneto d’adozione, non solo è il film che rappresenta ufficialmente l’Italia nel mondo alla voce Prima guerra mondiale ma è anche l’esempio di un fenomeno in ascesa: il cine-turismo. Lo stesso che potrà offrire un formidabile volano economico all’Altopiano di Asiago. Ancora. Il Grappa, l’Ortigara, il Pasubio: tre montagne «sacre» già dichiarate zone monumentali nazionali, ora rivivono di luce nuova grazie a percorsi e spunti di riflessione che trasformano il turismo in memoria viva. «Perché questo film, perché la guerra?». Se lo chiede e ce lo chiede, il maestro Ermanno Olmi, che a 83 anni è tornato dietro la macchina da presa.Assente a Roma alla presentazione ufficiale del film per una polmonite, il maestro, che da anni vive proprio ad Asiago, ha dichiarato il suo amore per l’Altopiano con un messaggio: «Vorrei che ancora prima che bello, questo film fosse utile. In tutte le celebrazioni il pericolo è lo sventolio di bandiere: ci vuole anche ma guai se fosse il solo modo per ricordare. L’Altopiano merita rispetto e onore per ciò che ha rappresentato nella Grande Guerra, in termini di vittime, sacrifici e oneri».

Riprese per otto settimane sull’Altopiano dei Sette Comuni. Impegno sul set dalle quattro del pomeriggio alle quattro di notte con temperature fino a meno 10 gradi, neve alta ovunque e gli attori, tra cui Claudio Santamaria, Alessandro Sperduti e le comparse del luogo, costretti a portare le attrezzature su una delle due trincee ricostruite, quella in Val Formica sotto il Monte Zebio e fra gli avamposti della Val Giardini. Scenografie sepolte da oltre quattro metri di neve, poco sole, una nebbia da lupi e un’unica notte, quella del film, piazzata alla vigilia di Caporetto (24 ottobre 1917), il preludio della disfatta. I soldati vanno incontro al massacro: sull’Altopiano ne moriranno 50 mila, provenienti da 23 nazioni.Le tracce della guerra arrivano sino al presente: solo nel 2013 sono state fatte brillare 157 bombe. Riflessi sul territorio, già. Ne coglie diversi e tutti positivi Vladimiro Riva, numero uno della Film Commission Vicenza e anima del Consorzio VicenzaE’: «Il film di Olmi restituisce dignità e onore ai veneti morti nella Grande Guerra. Lo fa senza retorica, con garbo, facendo parlare anche i luoghi di questa tragedia. Gli stessi luoghi, - sottolinea Riva - che rivivono nei percorsi che ancora oggi testimoniano ciò che accaduto, come la Val Formica e Val Giardini.

MovieTourVicenzaOlmiFra due settimane, sarà possibile visitare proprio le trincee e gli avamposti che si vedono nel film di Olmi. Questa è solo una delle tante eredità edificanti che ci trasmette il film del maestro, - conclude Riva - l’occasione per le nuove generazioni, di conoscere cosa ha rappresentato la Prima guerra mondiale per questo territorio ». Torneranno i prati è un film che deve molto ad Asiago. Il sindaco Roberto Rigoni Stern e l’assessore alla Cultura Chiara Stefani si sono spesi molto. Un impegno che si spinge oltre la collaborazione logistica e che diventa quasi un «dovere della memoria». A tal punto che oggi, settanta fra comparse e collaboratori del film, partiranno con un pullman da Asiago per Roma dove al complesso del Vittoriano è prevista una proiezione alla presenza del capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Fra le comparse ci sarà anche Domenico Benetti, architetto vicentino: «Per me è stata la prima volta, ho fatto la parte del sergente. Ho vi s suto un’esperienza molto formativa. Diciotto giorni di riprese, spesso in condizioni ambientali pesanti ma ho vissuto tante emozioni e un sentimento di sincera appartenenza ai luoghi dell’Altopiano e al vissuto della Grande Guerra».

Fonte: CorriereDelVeneto.it


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